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Il volume, che raccoglie contributi assai diversificati dedicati alla rappresentazione delle favole, è organizzato a partire dalla letteratura, ovvero dai testi scritti delle favole, per estendersi alle visualizzazioni, alle rappresentazioni musicali e cinematografiche. Nuovo è l'approccio di aver messo in relazione generi e linguaggi diversi nei quali l'elemento favolistico emerge costantemente. L'analisi trasversale ha permesso inoltre di mettere in luce le oscillazioni linguistiche tra fiaba e favola, codificate nei generi letterari scritti ma ancora assai oscillanti sia nelle fiabe popolari orali sia nella lingua comune, a testimonianza dell'origine etimologica comune. Il latino fabula, infatti, risale alla radice indoeuropea *bh?, si incrocia con il verbo fari 'parlare', e giunge nell'italiano attraverso due tradizioni, una dotta e una popolare. Questa tradizione della scrittura e dell'oralità è ancora oggi assai presente nella lingua comune, che indica con favola e fiaba sia i generi letterari sia i racconti popolari orali, sia il parlato non vero, la bugia. Le tracce di queste tradizioni parallele sono numerose, continuative nel tempo, diffuse in ambito romanzo e non romanzo. Si tratta insomma di una parola che fa parte intimamente dell'uomo e lo accompagna fin dalla notte dei tempi, si è modificata nello spazio e nel tempo, e è stata narrata oralmente e per iscritto negli ambienti dell'intimità familiare, dalle nutrici, e negli ambienti pubblici e dai poeti.