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Il volume indaga la presenza e l'incidenza dei fattori di matrice femminile che agiscono in Dino Buzzati sin dalle sue primissime prove narrative, a dispetto della tradizionale vulgata critica che ha spesso chiuso la questione rubricando i primi tre lavori (Bàrnabo delle montagne, Il segreto del Bosco Vecchio, Il deserto dei Tartari) all'altezza dell'assenza della donna. Benché essa, come essenza corporea, non tocchi i primi due romanzi né possa dirsi protagonista di quello del 1940, l'intento è di valutarne in prima istanza il riverbero in termini di manifestazione recondita, di "ombra", che procede dalle trasfigurazioni dei luoghi. È in questo senso che va inteso il cambio di prospettiva nella restituzione della donna che con la propria carnalità invaderà la produzione buzzatiana da Un amore. A questo scopo l'attenzione è stata posta sul grado di inurbazione che il personaggio buzzatiano (e Buzzati stesso) guadagna dopo il romanzo di Drogo, in specie attraverso la scrittura giornalistica e i casi di cronaca nera che conducono il nostro scrittore nei recessi più perversi dell'area metropolitana e dell'animo umano. I casi di cronaca nera affrontati dal Dopoguerra al termine degli anni Cinquanta risultano propedeutici a un nuovo, visibile livello di narrazione nel quale il desiderio di distruzione iuxta femina o le sue "ombre" confermano un travaglio rilevabile in germe sin dagli esordi.