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L'ampia tenzone tra Matteo Franco e Luigi Pulci rappresenta un episodio importante nel contesto letterario mediceo, specie per i suoi stretti rapporti con lo scandalo causato dai sonetti pulciani di parodia religiosa e per le conseguenze che tali episodi ebbero nei rapporti tra i due contendenti e il Magnifico. Nel 1933, Giulio Dolci pubblicò quei testi, e vari altri più o meno strettamente connessi, sotto il titolo di Libro dei Sonetti e sulla base di un codice allora in suo possesso, di cui si persero le tracce poco dopo. Questo libro mira a costituire criticamente il testo; grazie alla scelta di un singolo testo base (il Codice Dolci - ritrovato nel 2005 - per la prima parte, il Parmense Palatino 1336 per i restanti testi), essa cerca di rispecchiare l'accurata veste linguistica conferita alla silloge dal Baldinotti, anche mediante un moderno e raffinato sistema grafico, interpuntivo e paragrafematico. Il recente ritrovamento del Codice Dolci (D) infatti ha aperto la strada a una totale riconsiderazione del problema ecdotico, tanto sul piano della storia della tradizione quanto nel chiarimento dei rapporti tra le testimonianze, facendo emergere la straordinaria importanza che nella cura redazionale e diffusione manoscritta dei Sonetti ebbe il poeta pistoiese, estensore del Codice Dolci e di altri due testimoni integrali della silloge (B = Vat. Barb. 3912; P = il Parmense Palatino 1336). In particolare, è P che rappresenta il punto d'arrivo, anche se non compiuto, dell'attività redazionale del Baldinotti, che continuò a ricercare e raccogliere testi riferibili all'episodio, grazie all'assidua frequentazione dello stesso Matteo Franco.