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Il cinema nasce innanzi tutto come tecnica, come pratica. Tuttavia esso si fonda oltre che sull'impassibilità della macchina che registra, anche sull'interiorità dell'uomo che interviene con la regia e il montaggio: il cinema costruisce e ricostruisce la realtà, la manipola, l'assorbe, e così facendo mostra la sua duplice natura. Il bisogno di conoscere il cinema non soltanto come macchina, ma anche come estetica del sentire, aspetto spesso trascurato, spinge l'autore in un percorso nell'"impensato" cinematografico. Rileggendo film noti e meno noti e l'opera di alcuni registi di questa fine secolo, egli rivela l'esistenza di un'estetica in cui teoria e prassi sono intimamente unite.