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Bruno Orlandoni, passato allo strumento digitale, dopo una breve fase di approccio alla fotografia strettamente documentaria, inizia a esplorare le possibilità formali di questo mondo nuovo, prima attraverso l'uso creativo della fotocamera, poi con il passaggio alla postproduzione, infine con la realizzazione di immagini concepite in vista di una loro successiva elaborazione. Questo itinerario artistico, sviluppatosi attraverso numerosi tentativi - da cui l'importanza della casualità e dell'errore - lo ha portato a padroneggiare lo strumento tecnico in direzione di una visione estetica che nell'incipit del volume è sintetizzata dal motto: Ars est celare artem. L'autore mette a frutto la conoscenza dell'arte contemporanea, maturata nelle sue prime ricerche sull'architettura radicale e sulle avanguardie architettoniche degli anni Sessanta in Europa e negli Stati Uniti.