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In questo saggio, pubblicato per la prima volta sulla "New York Review" nell'agosto del 1976, Tom Wolfe coniò un'espressione che sarebbe entrata nel gergo storico e piscoantropologico: il "Decennio dell'Io". Gli anni cioè in cui i privilegi di una certa aristocrazia si espansero fino a raggiungere la maggioranza delle persone, e in cui la missione intrinseca alla cosiddetta "tradizione cavalleresca" - dedicare la propria esistenza alla cura di sé, della propria immagine, delle proprie ambizioni e via dicendo - divenne improvvisamente prerogativa di ognuno. Nuove sette, religioni, affabulatori d'ogni sorta, tutti si lanciarono a capofitto nel nuovo grande eccitantissimo tema: Io... Io... Io... Un soggetto cui nessuno avrebbe più dovuto rinunciare, un dolce orrore alla mercé di tutti. Nessuno escluso.