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Per André Weil, uno dei più influenti matematici del secolo scorso, l'apprendistato coincide con la vita stessa. Queste memorie seguono il tracciato ondivago della sua inestinguibile sete di conoscenza e descrivono la formazione di un'intelligenza vasta e irriverente, sostenuta dalla fede nella libertà per l'individuo e per la ricerca scientifica. Un'etica venata d'ironico distacco, diversa da quella dell'amata sorella Simone Weil, eppure portata avanti con uguale rigore. Dagli anni Venti fino all'inizio della guerra, André gira l'Europa alla ricerca dei geni dai quali imparare, si appassiona allo studio del sanscrito e della Bhagavadgita, visita l'India, fonda con altri matematici francesi il gruppo Bourbaki. Verranno poi la guerra, le leggi razziali, la prigionia in Finlandia, dove viene scambiato per una spia sovietica, e in Francia, per renitenza alla leva. Infine il rifugio negli Stati Uniti e poi in Brasile, dove potrà riprendere i suoi studi e ricominciare a vivere; il libro si chiude qui, nell'agosto 1945, alla notizia dell'esplosione della prima bomba atomica su Hiroshima. Lucido e coraggioso anche di fronte alle avversità e agli orrori, sempre curioso del mondo, André Weil ci consegna una testimonianza toccante e rivolta a tutti i lettori, perché "la verità è unica, e la matematica non è che uno degli specchi in cui essa si riflette, forse con più purezza che non in altri".