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I fondatori delle più grandi religioni hanno difeso i principi e il valore della semplicità: Buddha, Lao Tzu, Mosè, Maometto. I santi e i grandi saggi ne hanno fatto il perno del loro pensiero: san Francesco, Gandhi, John Woolman, i profeti della tradizione ebraica, i sufi musulmani. Eppure, nella nostra epoca di barocca moltiplicazione, di proliferazione incontrollata dei bisogni materiali, il valore della semplicità è qualcosa che fatichiamo a concepire nella sua realizzazione concreta, considerato più come una rottura, come un'evasione dalla realtà. Questo breve saggio del filosofo Richard Bartlett Gregg è forse l'espressione più rappresentativa e strutturata dell'Occidente moderno sulla necessità di un ritorno all'essenziale: "Non stiamo prendendo in considerazione l'ascetismo nel senso di una soppressione degli istinti. Quel che intendiamo per semplicità volontaria non è così austero e rigido. La semplicità è una materia relativa, dipende dal clima, dalle abitudini, dalla cultura, dal carattere dell'individuo". Dalla sua pubblicazione nel 1936, questo pamphlet ha rappresentato un solido riferimento per generazioni di filosofi e asceti, oltre che per molti attivisti. Martin Luther King dichiarò apertamente che "Il valore della semplicità volontaria" influenzò la sua idea di lotta politica. Il movimento "Simple Living" ne ha fatto il proprio manifesto, e ancora oggi, a dispetto dei tempi, la sua forza intrinseca resta più che mai intatta.