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In una sala di rianimazione, nel luglio del 1997, Piergiorgio Welby inizia a scrivere "Oceano terminal": un abbandono progressivo di tutte le speranze, un inno alla vita nonostante tutto. Interrotto nel gennaio del 2006 - dieci mesi prima della morte - quel romanzo viene ora alla luce. L'oceano terminale è un insieme di prose spezzate che si riannodano a distanza, o si interrompono proprio quando sembrano preannunciare altri sviluppi: dall'infanzia cattolica alla scoperta della malattia, fino all'immaginario hippy e alla tossicodipendenza, passando attraverso gli squarci di una Roma vissuta nelle piazze, o nel chiuso di una stanza. In un continuo susseguirsi di toni lucidi e febbrili, poetici e volgari, Welby "riavvolge il nastro" della sua vita. Postuma, per volontà dello stesso autore, l'opera avrebbe dovuto ripercorrere l'intera esistenza dell'uomo Welby.