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C'è stato un tempo in cui il Presidente degli Stati Uniti d'America e la cricca dei cantanti più famosi e potenti del Paese andavano a cena insieme, e tra una bevuta e l'altra discutevano di donne, musica e affari. Erano gli anni a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta, l'epoca dell'America con la faccia pulita di John Fitzgerald Kennedy e di Frank Sinatra, ancora stordita dalla sensualità di Marilyn Monroe e dai fuoricampo di Joe Di Maggio. Il "Rat Pack" era proprio il gruppo di amici, quasi tutti uomini di spettacolo, che facevano capo a Sinatra: "Rat Pack", ovvero il "Branco dei ratti", appellativo caustico e goliardico coniato dall'attrice Lauren Bacall con cui "The Voice" e i suoi erano conosciuti in tutti gli ambienti più in degli States. Il libro di Javier Márquez racconta con piglio ironico le parabole di questo manipolo di artisti sopra le righe, concentrandosi in particolare su Frank Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis Junior, che del "Rat Pack" erano l'autentico fulcro. Ne emerge un mondo fatto di feste interminabili e concerti trionfali, tragedie consumate o appena sfiorate, intrighi coi mafiosi italo-americani che con Sinatra erano cresciuti e il mondo di celluloide in cui i "ragazzi" incarnavano alla perfezione il ruolo di protagonisti del "sogno americano".