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Con il consueto tono ironico e stralunato, il filosofo Derrida passa in rassegna le ragioni e le strutture logiche del falso giuramento. Il modo di ragionare è così spiazzante che alla fine cediamo: quante volte anche noi abbiamo giurato e spergiurato. "È possibile commettere uno spergiuro non per trasgressione deliberata, ma per semplice distrazione? Derrida si chiede se è possibile giudicare perdonabile il fatto di "non pensarci": se dimenticare di pensarci è una colpa, se una simile interruzione è un fallimento, allora che cosa si chiama pensare? E dimenticare? E dimenticare di pensare? Cosa si chiama non pensare? Non pensare di pensarci? Non si può chiedere a un soggetto di essere capace, a ogni istante, di ricordarsi tutti gli imperativi etici ai quali, per essere giusti, dovrebbe rispondere. Sarebbe disumano e indecente".