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Nel corso degli anni Novanta si è assistito a una vasta sperimentazione su diverse concezioni nel progetto urbanistico e del piano e sulle relazioni sempre più strette e necessarie che, attraverso i programmi, si stabilivano con le politiche, urbane ma non solo. Alla sperimentazione si sono accompagnati i ripetuti tentativi di formalizzare una nuova legge nazionale che stabilizzasse le pratiche innovative, in parte acquisite e sancite in alcune leggi urbanistiche regionali (pur non omogenee). Poi il progressivo estendersi del disagio confrontando gli sforzi profusi con i risultati, il diversificarsi esplicito delle posizioni e un certo smarrimento per il mancato e forse irraggiungibile obiettivo di fissare principi comuni. Questo è il momento imbarazzante che stiamo vivendo.