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In quest'opera di ricostruzione storica le parole centrali sono due: confino e Ventotene. Il confino di polizia è il più efficace fra i mezzi adottati dalla macchina della repressione fascista per combattere il dissenso politico a livello preventivo; è la punta d'iceberg della negazione della libertà personale a livello di manifestazione del pensiero. Ecco che fra il 1929 e il 1943, complice una legislazione liberticida, sono più di 12.000 i confinati politici in Italia, 838 in Puglia, 19 fra i cittadini di Terlizzi. A costoro talvolta per motivi anche futili - vengono complessivamente comminati più di 2.800 anni di segregazione confinaria, di cui 1.612 effettivamente scontati: un tempo enorme, capace di travolgere la vita personale e sociale dei coatti, di compromettere la loro salute fisica e psichica, di dissestare le famiglie da cui i "sovversivi" provengono, di devastare molte esistenze loro collegate, di suscitare un abbondante fiume di dolore che ancora scorre sotterraneo e di tanto in tanto riemerge lungo l'itinerario carsico della sensibilità personale manifestata dai rari superstiti di quelle vicende e dai loro parenti.