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Il problema filosofico del comunismo, distinto da quello storico e ideologico, sta nella legittimità o meno della sua riproposizione attuale. Mentre la prospettiva di un suo rinnovamento radicale può sembrare seducente, la prospettiva di una sua "ripetizione" sarebbe una triste tragicommedia storica. L'autore tenta una definizione più o meno univoca di comunismo, con un ritorno alla nozione originale di comunismo in Marx. Vengono poi discusse le posizioni dell'odierno anticomunismo teorico, da F. Furet ad E. Nolte fino al noto Libro Nero del Comunismo. Si affronta poi la contraddizione fra carattere illimitato della produzione capitalistica e l'ipotesi di Marx che lo svolgimento della dinamica del valore ne sia un limite immanente insuperabile. Questo presupposto comune ai rifondatori ed ai ripetitori del comunismo storico novecentesco viene qui criticato radicalmente. L'accettazione di questa critica, però, non lascia le cose come prima, perché fa capire che c'è bisogno di un fondamento teorico complessivo nuovo per la comprensione non solo del modo di produzione capitalistico, ma anche di un'eventuale possibile transizione ad un nuovo modo di produzione diverso e migliore.