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Convintosi della potenza totalistica del sacro e che la religione è soprattutto un dramma, un'esperienza sia individuale che collettiva che implica un'azione, il giovane E. De Martino, che aderisce dapprima al fascismo e poi al mito della Rivoluzione d'Ottobre, incontra nei suoi giorni e negli studi filosofi come M. Eliade, J.-J. Rousseau, A. Gramsci, G. Sorel e soprattutto Vittorio Macchioro, un uomo eclettico, geniale e vivente su molteplici confini culturali oltre che geografici che influenzerà come pochi altri pensatori la ricerca teorica del futuro autore di Sud e magia. Ebreo triestino, studioso dell'orfismo e autore di singolari scoperte in campo archeologico illuminate da riflessioni filosofiche e intuizioni antropologiche, Macchioro pare infatti intuire quella deriva materialistico-economicistica e scientista che ci ha portati all'attuale mondo disincarnato, "liquido", tanto che anche dopo la rottura consumatasi tra i due, gli studi dell'ex maestro e dell'ex discepolo, in una certa misura, saranno ancora orientati a definire, a indagare la decrepitezza di una società sempre più votata all'artificiale, alla spettacolarizzazione, alla depravazione più o meno raffinata.