Tab Article
Filosofo della nonviolenza, teorico del liberalsocialismo e del potere di tutti, oppositore del fascismo e critico delle insufficienze della democrazia rappresentativa, Aldo Capitini ha tracciato per un trentennio un percorso filosofico, etico, politico, religioso e pedagogico tra i più radicali del Novecento. Ma è stato anche il filosofo che con maggiore forza ha affermato la necessità del dialogo a livello interpersonale, comunitario, internazionale e interculturale. Antonio Vigilante fa dialogare il pensiero capitiniano con quello di tre autori provenienti da mondi culturali diversi tra loro: Nishitani Keiji, Enrique Dussel e Murray Bookchin. Il confronto con Nishitani porta in primo piano le tematiche religiose e la metafisica pratica della compresenza, il più alto esito della filosofia capitiniana, interpretata alla luce della vacuità buddhista, mentre il dialogo con Dussel e Bookchin permette di definire la particolarità della rivoluzione nonviolenta di Capitini. La relazione tra l'io e il tu, liberata dalla logica della potenza, diventa la chiave per interpretare in modo nuovo, aperto l'essere, e per ripensare l'agire politico alla luce di questa apertura pratico-metafisica.