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«L'idea di scrivere in vernacolo senese un classico della letteratura non è certamente originale, prima e meglio di me altri lo hanno fatto, certo è che quando ho iniziato a metterla in pratica non pensavo che fosse così impegnativa e difficile, difficoltà mitigate dall'aiuto dei più competenti poeti del Laboratorio del Sonetto. La passione e l'interesse per il vernacolo, la lingua delle mie radici, mi hanno dato il coraggio di buttarmi in questa esperienza ma il dover conciliare la struttura storica e letteraria dell'opera con il carattere del vernacolo senese, riducendo il tutto ai minimi termini, non è stato semplice e spero di non aver fatto danni ad entrambi, dato che la grande volontà e la passione non sono, purtroppo, una garanzia sulla riuscita del progetto. Nei limiti delle mie possibilità spero di aver assolto al compito che mi ero prefisso scegliendo la composizione in ottava rima, perché questa forma poetica è per tradizione quella dei cantastorie che ancora oggi è popolarmente tramandata dai poeti estemporanei.» (dall'introduzione dell'autore)