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"E non già perché noi toscani siamo migliori o peggiori degli altri, italiani o stranieri, ma perché grazie a Dio, siamo diversi da ogni altra nazione...". Basterebbe questa frase di Curzio Malaparte nel suo Maledetti toscani per far capire a chi percorre il tratto toscano della Via Francigena che la grande varietà di paesaggio che incontrerà andrà di pari passo con la diversità dei suoi abitanti. Una Toscana diversa quella che emerge da questo "cammino fotografico", dal nord al sud della regione, dai sentieri impervi delle montagne, alle dolci colline della Valdorcia; a ogni tappa un nuovo paesaggio, tra borghi silenziosi, zone paludose, castelli, pievi arroccate sui crinali... ma anche nelle città, dove lo scorrere del tempo è più evidente, troviamo i segni del passaggio dei pellegrini. Le fotografie superano le barriere linguistiche e, forse, rappresentano l'essenza profonda del viaggiare. Così la Via Francigena disegna il suo percorso toscano attraverso immagini che aprono una finestra su un mondo dove gli uomini si celano dietro paesaggi e architetture, e da lì sono ancora capaci di parlare e raccontare storie.