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Pier Paolo Pasolini non ha potuto leggere "La fine del mondo" di Ernesto De Martino. Il volume, infatti, è stato pubblicato postumo solo nel 1977. Tuttavia, conosceva molto bene il lavoro dell'antropologo partenopeo e, soprattutto, l'articolo che anticipa le tesi del volume: "Apocalissi culturali e apocalissi psicopatologiche". Lo fece pubblicare nel 1964 sulla rivista Nuovi Argomenti, di cui era lui stesso condirettore, insieme ad Alberto Moravia. La riflessione di Pasolini sulla mutazione antropologica risente fortemente della lettura di questo saggio. Ma mentre De Martino si limita a un'analisi comparata fra rituali della fine del mondo, referti psichiatrici e forme simboliche della cultura contemporanea, Pasolini individua la causa di questa apocalissi culturale nel capitalismo a lui contemporaneo. "Letteratura e mutazione" è uno studio in due atti sulla genealogia di questo concetto nell'opera di Pasolini e nell'opera poetica di un autore a lui vicino, quanto antagonista: Franco Fortini.