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Era sceso a Catania per studiare sul posto le lucertole del Mediterraneo, in particolare quelle del territorio circumetneo. Hans Benediktus von Trotta, (quarantacinquenne) professore di erpetologia nell'Università di Vienna, non veniva in Sicilia per la prima volta, c'era stato dieci anni prima con la moglie, la pittrice Anna Sophia Colombi-Brentano. Ma allora al treno sul quale gli sposi si avvicinavano l'isola si era scoperta progressivamente, nascondendosi più di una volta e poi salutandolo con la magnifica cuspide messinese. Ora, invece, dall'aereo, l'apparizione fu fulminea, dato che le nuvole avevano coperto completamente le isole Eolie e la costa settentrionale della Sicilia. Ma poi, come evocato da una invisibile bacchetta magica, era apparso il cono maestoso dell'Etna con la cima ancora innevata, e il paesaggio pedemontano brulicante di villaggi e vegetazione. Alla meraviglia per un dono tanto improvviso s'era accompagnata in Benediktus una fitta al cuore. Sul versante opposto dell'Etna egli indovinava la propaggine montuosa che digradava fino quasi al mare, reggendo sull'ultimo cucuzzolo la città di Taormina. E Taormina era la chiave del suo viaggio.