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"Otello" accompagna la ricerca artistica di Stanislavskij dal periodo giovanile alla maturità, dall'iniziale adesione al naturalismo al metodo delle azioni fisiche. Nel corso di un quarantennio, il personaggio e la tragedia di Shakespeare sollecitano Stanislavskij a confrontarsi con la tradizione del grande attore e a definire i mezzi con cui rinnovare la pratica della scena. Il paradigma della sua visione del teatro è ricostruito attraverso i documenti, pressoché sconosciuti in Italia, costituiti dalle note di regia per le due versioni dell'"Otello", del 1896 e del 1930, integrati dai riferimenti alle altre sue opere.