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Gli "straci" erano cocci di terracotta usati per armonizzare la muratura di pietra irregolare nelle costruzioni della Calabria contadina. In questo libro ci si occupa però di cocci molto "sui generis": uomini passati al mondo della verità e parole ormai vecchie e dimenticate che facevano parte, fino a qualche decennio fa, dell'idioma parlato dalle classi agrarie insediate in quella fascia della Calabria jonica che va da Melilo a Bova, tra le vallate dell'Amendolèa e del Tuccio. Quindi figure a loro modo carismatiche che hanno avuto un ruolo e hanno fatto la loro parte, prima di piombare nell'oblìo della morte e di diventare parole che si estinguono nel giro di due o tre generazioni di uomini sempre più smemorati. Vengono qui evocate anche parole ormai in disuso, legate come gli uomini all'economia di autoconsumo; infatti nella Calabria contemporanea la scomparsa dell'economia contadina ha determinato l'eclissi del lessico (legato alle stagioni, agli arnesi, alle tecniche) e del vulcanico laboratorio espressivo collegato alla vita comunitaria e fatto di imprecazioni, soprannomi, folclore, apparati paremiologici.