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La critica è da sempre concorde nel riconoscere la 'funzione ontologica' della poesia di Yves Bonnefoy: esperienza dell'essere indissociabile dalla riflessione sull'essere. Proiettata verso il mondo esterno, suo indiscusso oggetto di appassionata ricerca esperienziale, l'opera poetica di Bonnefoy utilizza la parola come strumento per fondare incessantemente un mondo nuovo: una terra che, come soggiorno accogliente, dà la vita. È l'incontro con la figura femminile, incarnata in corpi sostanziati di quella stessa terra, ad aprire un varco nel reale permettendo un'adesione autentica all'esistenza. "Corpi femminili nell'opera poetica di Yves Bonnefoy" è un omaggio a quei corpi di donne e di madri, attrattivi quanto un nostalgico ritorno all'origine che deve tuttavia essere superato attraverso uno slancio verso un futuro da inaugurare. Non vi sono solo corpi a rappresentare il femminile e il materno, ma anche sguardi e sorrisi e capi chini. Quasi a dire: "Terra! Madre! La poesia mai si stancherà di darti un volto, a ogni incontro, nuovo!"