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Cento tra le voci più rappresentative, significative e attive del panorama nazionale dicono "no" coralmente agli obbrobri infiniti, senza soluzione di continuità, della umanità passata e presente e rilanciano il sogno dell'inderogabile cambiamento. A cominciare da un nome nuovo e più giusto che li identifichi: umafeminità. Un nome che, nulla togliendo all'uomo, rivendica un ruolo di visibilità alla donna. Nella speranza che l'uscita linguistica alla luce la spinga ad una maggiore consapevolezza di sé e responsabilità verso tutt*. Le ricordi che troppo nei millenni, per misericordia, ha tollerato, permesso, concesso. Troppo ha dimenticato. Di essere soprattutto la fonte della vita, la culla dell'esistenza, che deve tornare a proteggere, come al tempo della Grande Madre. Per far rivivere il matriarcato? No assolutamente. La dimensione dell'umafeminità è all'insegna della complementarietà e della parità tra i sessi. Dimensione che può essere attuata solo col rispetto reciproco, nell'equa effettiva ripartizione dei compiti senza prevaricazioni e soprusi. Nella costituzione di una forma amministrativa nuova che l'avveri. In una società felice. Per la riconquista del Paradiso perduto.