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La poesia di Anna Laura Longo si muove da sempre, nei territori limitrofi alla sperimentazione verbovisiva: basterebbe ricordare la raccolta "Plasma" nella quale agivano sinergicamente versi di singolare forza espressiva e interventi grafici non solo nel testo ma proprio sulla pagina, quali cuciture e oggetti incollati. In questa nuova raccolta, più attenta all'aspetto poetico della parola, ancora una volta consonante con un certo esprit de geometrie pascaliano, l'autrice si nutre di stimoli diversi che si fanno percezione multipla (ma non schizofrenica come avviene nella quasi totalità delle avanguardie) del mondo: è una poesia che degusta le parole ma getta sulla carta sguardi, sensazioni tattili, spazi e tempi, suoni, colori. Anna Laura, quindi, depura lo sguardo da ogni retaggio falsificante e dice come l'occhio osserva e si muove non in maniera fluida ma a scatti (il titolo del volume allude ai movimenti saccadici), e questi scatti ricordano i salti quantici degli elettroni ("scatto di conturbazione"), i quali a loro volta ci rimandano all'atomo e ai concetti di vibrazione. Non parliamo però di versi didascalici, bensì di una poesia consapevole dello stato delle cose, della complessità del reale, della simultaneità, della discontinuità. Ma tra rette, vettori, intersecazioni e tangenze la poesia non perde mai le redini, e sfocia in splendidi versi nutriti di sinestesia ("nell'abbassare il volto ho indossato fiumi") richiamando sempre la possibilità di soluzioni altre.