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L'alone leggendario e scandalistico che si è addensato per molti decenni, in vita e in morte, intorno alla figura di Isadora Duncan, ha offuscato tuttavia fino ai giorni nostri tanto la realtà storica della sua biografia quanto la portata artistica e culturale della sua opera. Gli episodi trasgressivi e tragici della sua esistenza, così come i suoi piedi nudi e le tuniche alla greca, sono stati e sono ancora molto più familiari all' immaginario collettivo dei cultori stessi della danza, di quanto non lo siano i suoi principi estetici e tecnici. La sua vita, il suo pensiero e la sua arte, l'istintività e l'intuizione, sono oggi molto più chiaramente analizzabili e valutabili alla luce del contesto che li ha generati e con la consapevolezza dell'influenza esercitata nel corso di un intero secolo. È dunque possibile leggere con spirito diverso questa sua autobiografia, senza, pruriti scandalistici né sprezzature intellettualistiche; ma lasciandola parlare e ascoltandola con la massima apertura. Seguendo il flusso un po' scomposto della memoria, che trascina con sé persone, eventi e pensieri senza soluzione di continuità, si scoprono le sfaccettature di una personalità incredibilmente volitiva e senza remore, ma anche fragile e vittima della propria impulsività. Prefazione di Eugenia Casini Ropa.