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Giampierluigi Bonalume, raccontando la storia del nonno Peppino alla nipote Marta di tredici anni, che frequenta la terza media, vuole rendere omaggio a suo padre Giuseppe Bonalume (Sartirana Briantea 1924-2003) e a quanti come lui hanno contribuito a donarci un futuro migliore. È la storia dalle radici del paesello di Sartirana nella Brianza Lecchese (1924-1943) fino al ritorno dalla prigionia in Germania (1943-1945) di uno "Schiavo di Hitler". Un ragazzo di diciannove anni privato per ventitre mesi della sua infinita voglia di libertà e di vita; reso il numero 235578 dalla spietata macchina da guerra nazista. Attraverso episodi di vita vissuta l'intento è quello di contribuire a trasmettere alle giovani generazioni quella verità storica di cui tutti abbiamo bisogno per volare liberi incontro al futuro orgogliosi delle nostre origini e delle scelte di vita dei nostri padri. L'amicizia con gli altri prigionieri nei campi di concentramento o con i lavoratori coatti di altre nazioni prevale grandemente su ogni altro cattivo sentimento generato dalle disumane condizioni di vita a cui furono costretti. Anche se è d'obbligo: "Ricordare per evitare di sbagliare ancora".