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Con riferimento principalmente all'area italiana e francese del Novecento e facendo perno di volta in volta su un libro mirato, questa raccolta di saggi mette in comunicazione filosofia e letteratura, alla ricerca di un dialogo che non ibridi l'autonomia delle due discipline. Scandite nei primi quattordici capitoli introdotti dalla Presentazione, sfilano così riflessioni su temi che vanno dal destino del paradosso tragico quando la sua dimensione letteraria venga riletta in chiave filosofica all'ironia logica di un autore come Achille Campanile. Dalla reversibilità del tempo in un racconto di Gianni Rodari alla provocazione di un elogio estetico dell'ipocrisia. Dal linguaggio del "dispendio" del filosofo e narratore Georges Bataille, approfondito poi quale interprete di "Cime tempestose", al rapporto tra essere ed esistere lambito nel Cavaliere inesistente di Italo Calvino e in un saggio del critico e conteur Maurice Blanchot. Dalla bontà "politica" di poter morire, attraverso il grottesco di José Saramago, al commento di due romanzi di Umberto Eco, uno dei quali ha indotto a uno scandaglio del grado di autonomia dei personaggi letterari all'interno della diegesi.