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Vittorio Ardizzoni raccoglie le ansie, le paure e le insoddisfazioni di Rita Faccio, trasformando il suo racconto orale in una narrazione visiva che esplora la dimensione psicanalitica. Il percorso si compie grazie al sapiente uso dello specchio, oggetto carico di attrazioni e simbolismo per sua stessa natura. L'autore sostituisce quindi il taccuino dell'analista con la macchina fotografica, componendo una sequenza di immagini in cui il linguaggio estetico configura la metafora, attraverso un gioco fatto di fantasie che possono ammantarsi di surrealtà e onirismi.