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Il libro tratta il rapporto tra violenza, misoginia, memoria e rappresentazione a Ciudad Juárez, la città messicana tristemente nota come la più pericolosa al mondo per le donne. Attraverso un approccio interdisciplinare, che pone in relazione studi storico-artistici, sociologici, antropologici e giuridici, l'autrice affronta il tema dell'arte contro il femminicidio, l'azione di ri-umanizzazione delle vittime in contrasto al sensazionalismo dei media, la contro-informazione portata avanti dai movimenti e dagli operatori culturali e artistici al fine di ristabilire una memoria pubblica offuscata dal sistema politico ed economico dominante. Il libro ha ricevuto il patrocinio di Amnesty International "Per la capacità di andare oltre i fatti del femminicidio, sapendo ispirare nel lettore un desiderio concreto di cambiamento".