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"Perché una nuova traduzione di "Spleen parigino" di Baudelaire? - si domanda nella prefazione al volume Tito Baldini, anticipando così l'indubbia curiosità di molti altri lettori. I testi importanti - argomenta Baldini nel prisma della cultura psicoanalitica che gli è propria- "vivono organicamente" per sempre, si modificano, si adattano ai tempi, alla psicologia dei popoli e anche a quella degli appassionati curatori-traduttori. La traduzione che vi approssimate a leggere - continua - merita attenzione perché nel suo implicito "parla" di una cura, quella dell'anima disperata e impossibilitata alla vita che diviene progressivamente meno monadica e difesa e incontra l'umano e diciamolo senza timore - la speranza, l' "area dell'illusione", spazio metaforico tra cose presenti e non, viventi e non. Spazio che dà vita all'uomo. Che dà vita all'arte."