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Quando i bambini più disagiati presenti al laboratorio della Villa Comunale hanno iniziato a prendere a calci il cartone che sarebbe servito per la costruzione della casa, non stavano opponendosi a una richiesta ma stavano semplicemente esprimendo la loro incapacità a vivere quella esperienza. Le insegnanti rappresentavano per i bambini l'unico punto di riferimento in una realtà che aveva perso tutti i suoi parametri spaziali e temporali e garantivano, in tal senso, la continuità necessaria a ogni processo di crescita. È dunque al senso materno insito nel ruolo della maestra che abbiamo affidato gli strumenti per avvicinare il mondo affettivo dei bambini ed è alla loro professionalità che abbiamo consegnato le tecniche per rendere operativo il lavoro nelle classi. Perché tutto questo fosse possibile era, però, indispensabile che le insegnanti fossero accolte e sostenute nei loro vissuti personali affinché affrontassero i bambini senza aggiungere il loro sovraccarico di emozioni o senza negarle difensivamente impedendo così anche ai bambini di avere accesso al loro mondo interno. Le insegnanti, quindi, hanno riproposto ai bambini i temi e le esperienze che loro stesse avevano vissuto in prima persona e hanno fatto propri i suggerimenti e le modalità operative che tanto erano state discusse insieme.