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Dopo quattro gravi incidenti da cui è uscito miracolosamente vivo, Alois, alpinista non più giovane ma ancora fortissimo, si convince che una simile serie di miracoli non può essere soltanto casuale. E intuisce che l'essenza dell'alpinismo non può quindi consistere solo nella prassi fisica, ma anche nell'aspirazione a un'etica ideale, simboleggiata dalla salita di una guglia sconosciuta, scoperta per caso - ma esiste il caso? - in un lontano Paese tropicale. Accompagnato da una misteriosa fanciulla, compie un'ascensione al limite delle possibilità umane, durante la quale l'ascesa si trasforma in ascesi, la prassi tecnica in elevazione trascendente. La divina montagna racconta una storia che è metafora della scalata intesa come attività fisica e spirituale e scelta gratuita di catarsi, summa letteraria di un autore che ha dedicato buona parte della propria vita all'alpinismo.