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Lungi dall'essere una persona stravagante e un po' svampita, incapace, Edoardo Agnelli era in realtà lucido e determinato nella convinzione che un mondo migliore fosse possibile, e che per renderlo migliore bisognasse impegnarsi, come aveva fatto, ma soprattutto come avrebbe voluto fare, con la giustizia sociale, la pace, l'altruismo. Che ciò sia stato in larga misura riconosciuto ora è il risultato migliore per il mio lavoro. Qualcuno ha definito il giallo della sua morte "troppo complicato", quasi ciò fosse un alibi per l'impossibilità di agire, una condanna a ogni altra ipotesi che si discosti dalla versione ufficiale che fa acqua da tutte le parti, un epitaffio per l'archiviazione. Tuttavia, da quando "Ottanta metri di mistero" è uscito sono accadute tante cose, che meritano, anzi necessitano, di essere raccontate in quello che vuol essere non un semplice aggiornamento, ma un'individuazione più efficace e profonda dei tanti aspetti connessi al caso di Edoardo Agnelli in un momento in cui particolari inquietanti sono venuti alla luce.