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Velati, meandrici versi intarsiano il legno maturo; di vita, di terra, di cieli distanti, di ricordi perenni, di sussulti di amante, di strade percorse, di flebili speranze di pace. Parlano del tempo che scorre, del debole incanto della natura, che urla il suo posto. Gridano dal cuore frammenti d'amore per genti e destini, che scavano rughe profonde nei solchi lasciati dalla vita. Parlano di mare, di libertà, di passione, di tenero abbandono e di sfogo legittimo: di dolore. Affondano nel silenzio della solitudine, nella distrazione volubile, e divengono ombra, spettro, anima. Si ritagliano uno scenario malinconico, dipinto con pennelli a tinte naturali. Permeati di sensazioni sottili, di immagini rarefatte, di sonorità essenziali. Si cela nelle parole un canto smorzato, singhiozzato, a strati sovrapposto nelle peripezie del reale.