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Del «Pluto», l'ultima commedia che Aristofane allestì personalmente nel 388 a.C., gli Alessandrini conoscevano una versione più antica, non risparmiata dal naufragio della migliore drammaturgia comica di età classica. Di quest'opera i presenti studi riconsiderano questioni cruciali, legate alla trasmissione del dramma a noi giunto e alle travagliate vicende dei frammenti della prima stesura, rilette alla luce di nuove testimonianze. Al principio del XX secolo, un fine interprete aristofaneo, come Jan van Leeuwen, tentò di negare l'esistenza di un «Pluto» primo, accreditandone l'invenzione a un antico commentatore. Toccò a Wilamowitz infrangere questo pregiudizio, definendo la commedia a noi giunta un "repêchage" aggiornato dell'altro «Pluto», pensato da Aristofane per propiziare il favore del suo pubblico al figlio Araros, esordiente nel campo teatrale.