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Allo sguardo dei suoi contemporanei, come a quello della critica più recente, il filosofo e teologo Tommaso de Vio (Gaeta, 20 febbraio 1469 - Roma, 10 agosto 1534) appare spesso come un pensatore controverso: da una parte - quale commentatore della «Summa theologiae» di Tommaso - come uno dei maggiori esegeti moderni dell'Aquinate; ma dall'altra, come un interprete fin troppo sensibile alla temperie umanistico-rinascimentale. Il volume rilegge una delle opere che più hanno alimentato la fama della grandezza di de Vio, insieme a quella della sua originalità, il trattato «De nominum analogia», con il quale, volendo sistematizzare in via definitiva un problema di lunga ascendenza nella tradizione aristotelico-tomistica, il Gaetano proponeva di fatto un approccio unico e personale alle fonti. A partire dalle peculiari scelte esegetiche operate da de Vio in questa sede, il presente studio monografico tratteggia un profilo intellettuale dell'autore seguendo il filo rosso delle più contestate prese di posizione gaetaniane in seno ai dibattiti che hanno maggiormente animato la sua epoca - da quello sulla psicologia aristotelica a quello sulla difesa della «libertas philosophandi» dei docenti universitari.