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"Fabula picta" viene pubblicato in occasione della mostra di Ruggero Savinio al Forte Malatestiano di Ascoli Piceno. Il libro contiene le riproduzioni dei cinquantuno olî e dei disegni esposti, un testo introduttivo di Giorgio Agamben, che da anni segue l'attività del maestro, una trattazione del curatore della mostra, Clio Pizzingrilli, e alcuni scritti autoriflessivi di Savinio sulla pittura. La collocazione di Ruggero Savinio nell'ambito dell'arte contemporanea è affatto eccentrica. Non è dubbio che Savinio si formi alla scuola dei due de Chirico, assumendone in pieno la memoria dell'antico, d'altra parte il suo temperamento saturnino, la complessità umanistica che ne istituisce la precipua posizione intellettuale ed etica, una pratica pittorica insieme tradizionista e disfattista (eseguita sulle lezioni del Piccio, di Fontanesi, di Ranzoni, ma anche di von Marées, il pittore che intese rifondare il grande stile perduto esibendo contestualmente lo scacco inevitabile, cui questo sforzo era destinato), determinano una esperienza estetica assolutamente unica dell'artista, elaborata su un ininterrotto scrutinio dell'oggetto in quanto deiscenza della cosa, là dove l'arte à la mode sembra ormai dimorare nell'indifferenza fra l'oggetto e la cosa, fra l'uno che si rappresenta come l'altra...