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La conoscenza dei luoghi, intesa come capacità di decodificarne i segni, e far sì che essi diventino materia attiva della trasformazione, presupporrebbe la comprensione della sequenza delle azioni che li hanno prodotti, risultato tanto di idee e immaginazione, quanto di realtà materiale. Assumendo la dimensione antropogeografica del paesaggio quale termine della relazione tra azione e segno, e rivolgendo alla natura l'attenzione rispettosa dell'"altro" affinché essa continui a esistere di per sé, il libro vuole collocarsi nella relazione spazio-temporale del paesaggio, dove ogni azione si deposita in una forma, qualsiasi essa sia. Tali considerazioni conducono a riflettere attorno al valore della misura del segno, quale unità capace di definire l'efficacia o la dimensione dell'azione rispetto al suo risultato di trasformazione dello spazio, avendo presente che non di traduzioni dirette si tratta, poiché interagisce con variabili e sistemi complessi. Entro tale contesto di riferimento, e attraverso il lavoro dell'architettura del paesaggio, vengono qui indagate le azioni progettuali nel tempo e nello spazio del paesaggio, la loro capacità di essere risorsa, le prestazioni che oggi ad esse sono richieste e a cui devono dare risposta.