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In occasione del Premio Adorno 2012, Judith Butler affronta l'interrogativo morale "è possibile vivere una vita buona in una vita cattiva?" e denuncia il modo in cui le forme del potere contemporaneo organizzano le vite umane, assegnando loro un valore variabile e istituzionalizzando le disuguaglianze. Cosa significa aspirare a una vita buona quando si vive nella vulnerabilità di una vita cattiva, come quella che il sistema neoliberista o la violenza israeliana di Stato può imporre?