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Nel 1986, quando suo padre - ministro di Siad Barre - era in carcere già da quattro anni, Kaha Aden ha abbandonato la Somalia per salvarsi dai venti di guerra che avrebbero sconvolto Mogadiscio e tutta la nazione. In Fra-intendimenti l'autrice ci racconta due tipi di esperienza del conflitto: la guerra civile fra i clan somali, le riunioni dei saggi sotto le acacie, il profumo di zenzero e cardamomo in una tazza di tè, i soldati bambini in pantaloni kaki. E i pregiudizi che accolgono la sua nuova vita a Pavia, dove ha studiato, e la costringono a un'identità che non sa più nulla dei poeti, dei guerrieri, degli spiriti degli antenati e delle leggende dei clan. Un mondo di colf, collegi di suore, Uffici Immigrazione senza interpreti, un mondo in cui il nero è il colore della prostituzione. Questi racconti danno voce a una Somalia di famiglie allargate, di matriarche, di anziani saggi e di animali parlanti, a cui risponde un'Italia di contraddizioni, burocrazia e ambigua ospitalità. Uno sguardo ironico e spregiudicato per descrivere il difficile passaggio fra due mondi che caratterizza il nostro tempo.