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L'eroe, o la fanciulla, vengono colpiti da un sortilegio. Tutto sembra perduto ed è allora, invece, che incomincia il percorso di redenzione, di salvezza, di liberazione. Verrebbe da dire che ciò di cui ci si libera è la nevrosi, l'infelicità profonda... Ma sarebbe semplificare la maniera geniale in cui l'autrice affronta il motivo fiabesco dell'incantesimo. Meglio allora seguire il percorso delle storie: coprendosi di una pelle di animale (recuperando cioè l'istinto perduto), con sudori e lavacri (e cioè purificandosi), e in molti altri modi, l'eroe e la fanciulla ritroveranno la libertà perduta, un lieto fine non scontato, perché conquistato con sofferenza come accade in ogni vera trasformazione esistenziale.