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Nell'Europa degli anni Venti si accese un nuovo dibattito sui temi del "classicismo" nelle arti visive e in letteratura. In Italia fu l'occasione per riconsiderare una delle radici più profonde della nostra cultura e per dare vita a una stagione ricca di fermenti e di idee. L'assunzione a modello dei maestri del passato come Giotto, Paolo Uccello, Piero della Francesca, Masaccio, e il proclamato ritorno al mestiere, inteso come recupero delle regole classiche di organizzazione del quadro e come costruzione geometricamente perfetta, stanno all'origine dei nuovi manifesti, degli editoriali delle riviste, delle riflessioni dei critici, oltre che della pratica degli artisti. Maurizio Fagiolo dell'Arco recupera questo decennio tra la fine del futurismo e il primo insorgere del surrealismo, con un metodo che recupera il contesto culturale entro cui il concetto di "classicismo pittorico" si sviluppa; esamina le figure di punta dei periodo (Carlo Carrà, Giorgio de Chirico e Alberto Savinio, Gino Severini, Giorgio Morandi); e svolge alcune letture di capolavori esemplari che hanno la particolarità di essere rimasti sconosciuti fino al 1990. Il confronto delle immagini, la scoperta delle fonti, la rivelazione di percorsi nascosti fra un'opera e l'altra si intrecciano al disegno puntuale delle tendenze artistiche, dei dibattiti, dei sodalizi fra pittori, letterati e musicisti, dei fecondi contatti che l'arte italiana ebbe a Parigi negli anni fra le due guerre.