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La sentenza emessa l'8 novembre 2015 dal Tribunale permanente dei popoli è una sentenza in qualche misura storica. In essa si attesta, tra l'altro, che, in Val Susa, "è stato omesso uno studio serio di impatto ambientale del progetto nel suo complesso, prima della sua autorizzazione; non si è garantita alle comunità coinvolte una informazione completa né veritiera in tempi sufficientemente precoci; si sono esclusi gli individui e le comunità locali da ogni procedura effettiva di partecipazione nella deliberazione e nel controllo della realizzazione delle opere, simulando anzi procedure di partecipazione fittizie e inefficaci; non si è dato corso ai procedimenti attivati nei tribunali per far valere i diritti di accesso alla informazione e alla partecipazione nei processi decisionali" e si aggiunge che "queste violazioni sono il prodotto di azioni deliberate e pianificate". Le conseguenti raccomandazioni al Governo italiano sono esplicite: aprire un confronto reale esteso tutte le opzioni sul tappeto (compresa la "opzione Zero") e, inattesa del relativo esito, sospendere i lavori del cantiere della Maddalena e l'occupazione militare della zona.