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Il romanzo-saggio di Luigi Mazzella ha come referente filosofico Baruch Spinoza, il filosofo ebreo, scomunicato dalla sinagoga, l'ateo per antonomasia, che ha fatto dell'ateismo la condizione di vittoria sul teismo. Tuttavia, l'ateismo spinto a oltranza potrebbe condurre all'adozione di un pessimismo cosmico e senza via di scampo, di memoria leopardiana o schopenhaueriana. Diviene allora necessario, per un romanziere che voglia formulare delle ipotesi di ricerca della felicità, attenersi a una formula generica di continua indagine sperimentale delle possibilità della vita mantenendo sempre aperta la via di fuga della contraddizione, secondo il principio illustrato da Walt Whitman, "Mi contraddico? Ebbene, sì: mi contraddico! Posseggo le moltitudini": una scelta ossimorica, che prevede sia l'affermazione sia il suo contrario.