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Con una scrittura sospesa tra Agatha Christie e Raymond Chandler, tra indagini psicologiche e asciutti resoconti dei fatti, ma anche con una memoria mai dimentica dell'esempio dei grandi romanzieri francesi come Alexandre Dumas padre e figlio (i cui libri sono una cornucopia di personaggi, situazioni, ambienti, avventure, cambiamenti di scena, per luoghi e per tempi affastellati eppure conseguenti), Adelfo Maurizio Forni propone questo esempio di narrativa d'avventura, La spia del Titanic, indagine storica documentata che non rinuncia però a essere invenzione geniale. La vita reale e la vita immaginaria, binomio contrapposto così sacrale e complicato per gli psicanalisti, viene adoperato da Forni come un sonaglio tric-trac di scontato funzionamento alternativo e consequenziale: sono due mondi congruenti eppure contrari l'uno all'altro, come il giocattolo. Le possibilità combinatorie degli elementi si camuffano l'uno nell'altro: il messaggio dello scrittore diviene la vita è trasformazione.