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Negli Amari versi del poeta torinese Franco Sorba c'è l'immediatezza espressiva dell'attualità e dei tempi moderni, con la trattazione delle tematiche che vediamo ogni giorno fare capolino sui giornali ossia l'emigrazione, le guerre nel mondo, la violenza metropolitana, l'inquinamento dei mari e del cielo. Il linguaggio poetico impiegato è quello dei cantastorie popolari di antica memoria e di grande efficacia, parole semplici e concrete, che a quel tempo venivano organizzate in endecasillabi rimati in ottave e ottavine, da cui è successivamente disceso il filone dei grandi poemi cavallereschi della nostra letteratura di Ariosto, Boiardo e Tasso. Franco Sorba esprime la voce dell'uomo comune che vive in una qualsiasi media metropoli dell'Unione Europea, nel caso specifico si tratta di Torino, il capoluogo padano più attorniato dalle Alpi. Un omaggio alla Città è già espresso nella prima poesia, concepita in lingua piemontese e poi tradotta in italiano. Come bene si sa, il dialetto piemontese, in verità, è una vera e propria lingua, perché possiede una sua letteratura scritta, anche se è assai differenziata l'espressione fra i diversi ceppi linguistici diffusi sul territorio.