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La straordinaria "avventura" del maestro Alberto Manzi inizia fra i banchi di una scuola particolare, quella del carcere minorile "Aristide Gabelli" di Roma, e da qui prosegue in ambiti e orizzonti diversissimi: dalla scuola "Fratelli Bandiera" di Roma agli studi televisivi e radiofonici della Rai, dall'altopiano andino, dove Manzi si recava per insegnare a leggere e scrivere agli indios analfabeti, ai Provveditorati, troppo spesso incapaci di capire il suo metodo didattico. Questo percorso è qui ricostruito, per la prima volta, grazie a documenti e testimonianze che costituiscono l'archivio del Centro Manzi, incastonati nelle pagine di Roberto Farné, dettagliato filo rosso dove ogni documento acquista forma e voce. Ne emerge una figura che è molto più del maestro "televisivo" di Non è mai troppo tardi: quella di un educatore appassionato, di un originalissimo scrittore, di un pensatore lucido, di un uomo civilmente e eticamente presente nel suo tempo. E che tanto ancora ha da dire al nostro.