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Se nella storia delle arti visive d'Occidente si può parlare di un discriminante apartheid tra le arti maggiori e le pratiche decorative, il pattern ornamentale è effettivamente un'arte di seconda categoria o svela all'occhio attento il suo antico lignaggio? Perché la pittura naturalistica, quella che è lo specchio più o meno fedele della realtà che ci circonda, ha snobbato per secoli la parentela con la decorazione, salvo poi adeguarvisi e diventare "decorativa" proprio alla fine dell'Ottocento, dopo l'acme dell'Impressionismo? In che modo, nell'arte dei nostri giorni, Argument e Ornament, soggetto e abbellimento, aneddoto e decorazione si stemperano e si ricompongono in una temporalità circolare? Su questi problemi si interroga Gian Luca Tusini, non senza il conforto di storiche figure della critica, ancora utili a comprendere l'arte di oggi.