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Ispirato nel titolo dai versi di Vittorio Sereni, "Cara Europa che ci guardi (1915-2015)" così è raccontato dall'autore: "Una mappa mentale e sentimentale di un'Europa personale e insieme storica, guidata solo da qualcosa che potrei chiamare istinto, da un pensiero non strutturato e fluttuante. In questo spazio geografico e immaginario ho provato a scavare un breve percorso rabdomantico, più che altro per lampi, usando bussole e seguendo cartelli topografici del tutto personali o scelti dalla memoria senza un centro".